giovedì 5 gennaio 2012

Uno strudel esagerato!

Mi piacciono le trasmissioni televisive. Dove tutti gli ingredienti accolgono la spettatrice belli schierati, dosati già precisi nelle loro ciotole cristalline. Mi piace, perché io non ci riesco quasi mai. Rincorro zucchero, farina e similari per tutta la ricetta, man mano che vanno utilizzati. Sbagliatissimo!!! Dopo una preparazione, frigorifero, stipetti, barattoli portano i segni di ditate burrose. I familiari, il ricordo di mani grondanti d'impasto (stile hulk, ma bianco) che corrono dal tavolo al banco di lavoro, a caccia di quel sesto uovo che regolarmente manca e costringe a un immediato cambio di strategia e ricetta.
Sì, perché il vizietto è anche un altro: scegliere di realizzare una pietanza prima di leggere la lista degli ingredienti. Se fortuna e dispensa assistono, il problema è risolto. Potrebbe insorgerne un altro, però: seguire fedelmente una procedura nuova, senza accorgersi che la quantità indicata è per...dodici persone. Ovviamente, mi è capitato anche questo. Con questo.


Lo strudel di mele è una passione di famiglia (quella di origine e quella...nuova), basta una pasta sfoglia in frigo, noci, miele e uvetta per riabilitare mele un po' avvizzite e farti un bel dolcetto in poco tempo. Questa, appunto, è la scorciatoia. Ma io no, tempo fa avevo deciso che volevo prendere la mulattiera. Nella cucina ancora piccola, ho preparato la sfoglia secondo la ricetta originale. Peccato che, per il mio solito sguardo a volo d'angelo, avessi appunto saltato un dettaglio: la quantità abnorme. Morale della favola: la sfoglia ha invaso piano di lavoro, lavandino, scolapiatti e carrello annesso. E, una volta terminate le acrobazie per la farcitura e arrotolatura, l'unico modo per cuocerlo tutto intero è stato  finito a ferro di cavallo nella leccarda. Abbiamo comunque avuto il coraggio di finirlo tutto, da soli, in tre giorni e senza alcuna sofferenza...

La ricetta (e le relative dosi) sono giunte da un testo acquistato quasi per caso (attraente la copertina, ancora di più il prezzo):


                                                                       Scuola di cucina

L'imponente volume, il più grosso in verità che il mio povero scaffale è costretto a sopportare, è edito dalla Dix Editore e non è altro che il manuale per eccellenza della Cordon Bleu parigina (il suo titolo originale è infatti Le Cordon Bleu The Cook's Bible), a sua volta la Scuola per eccellenza, almeno per me. Se potessi, e fossi diligente, lo terrei aperto sempre. La traduzione del titolo è quantomai azzeccata: è una scuola in 350 pagine. C'è una risposta a ogni dubbio, sugli ingredienti, la loro preparazione e tecniche di cottura. Tantissime foto dettagliatre, precisazioni. Ricette invece, poche, ed è normale che sia così: tutto ma proprio tutto il suo contenuto diventa passepartout per realizzare qualsiasi tipo di pietanza con coscienza e precisione.

Manco a dirlo, subito dopo l'acquisto avevo contattato la scuola per chiedere informazioni sui corsi per i comuni mortali. Ebbene. Anche quello è nella mia wishlist, insieme a un aiutante che mi prepari gli ingredienti prima di mettermi nei pasticci!

1 commento:

  1. Ma che bello questo libro Clara! Adesso inizio a compilare una bella lista di libri che vorrei... aprile, e il mio copmleanno, sono dietro l'angolo! inutile dire che il tuo racconto carico di ironia mi ha fatta sbellicare... come ogni volta!

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