martedì 13 marzo 2012

L'abbraccio valdostano

Fa freddo, formaggio (fuso e bollente, preferibilmente). Si scia, cioccolata con panna. Si fanno i kilometri con scarponi e attrezzatura in spalla, vin brulé. Come avrete intuito, e non potrete che condividere, la vita di montagna è durissima e richiede energie continue!

Dopo quindici anni sono tornata in Val d'Aosta. L'avevo conosciuta in estate, l'ho riscoperta in inverno. Innevata, per fortuna. Fredda quanto basta per una sarda. Più sei / più dodici sono una...forchetta sufficiente per: sfoggiare doposci che lo yeti del Monte Rosa mi ha preso per sua cugina; abbronzarsi, unica pecca l'effetto panda e quello optical quando al dolcevita subentrava uno scollo normale; abbracciare con affetto infinito le tradizioni cultural invernali locali.

Il che si è tradotto in: acquisti sfrenati di delicatessen; visita al produttore più celebre di fontina dop; commozione di fronte a quanto segue


tagliere di salumi tipici (asino incluso): sullo sfondo riccioli di burro, di un sapore sconosciuto al nostro


  Tomino fuso al radicchio e un buon bicchiere di rosso locale. e poi...lei...


Fonduta con spolverata di tartufo.

Il tutto condito da un'atmosfera semplice e romantica, quella della Capanna Carla. I prodotti caseari sono di Walser Delikatesse che, in barba al famoso problema di trigliceridi di tempo fa, abbiamo saccheggiato. Avessi potuto, mi sarei portata via anche il burro!!! Mi sono accontentata di uno splendido yogurt con marmellata di mirtilli e della spiegazione sulla lavorazione e produzione della fontina dop, che stasera ho annegato in una polenta celebrativa, e una settimana fa in un risotto semplice con mele e noci.

Insomma, come accade a ogni viaggio, il mio modo di integrarmi con la cultura locale passa inevitabilmente per la tavola. E' un approccio immediato, un linguaggio che tutti conoscono che produce chiacchierate, amicizie, conoscenze del dietro le quinte. Così, con poche e semplici parole, scopri che la vita di montagna (non la mia) è dura davvero e quella ragnatela di fontina filante nasconde notti e albe trascorse sui pascoli in attesa della mungitura, il lavoro semplice ma fondamentale del casaro, la pazienza dell'attesa dei tempi di fermentazione, l'attenzione alla qualità (ogni forma è marchiata e rispettosa degli standard imposti dal consorzio).

Ho trovato un libro che, fedele ai princìpi Slow Food, conduce per mano lungo questa strada: quella dell'andare oltre, dello scoprire l'origine, le caratteristiche di un piatto o un prodotto regionale. Un percorso che inizia dai primi.


                    Riso polenta gnocchi. 600 piatti della tradizione regionale (Ricette delle osterie)

Tra queste ricche pagine e nel mio percorso valdostano non poteva mancare la polenta, con le sue mille varianti. In passato piatto povero, oggi ha conservato la sua convivialità per trasformarsi in passepartout. E, che sia con spezzatino, bianca con formaggi o alla sarda (bianca, a quadrotti con sugo e pecorino) piacere a tutta la famiglia.

4 commenti:

  1. Claretta, che bello questo tuo scritto. Mi hai magicamente riportato in Val d'Aosta, una regione che appartiene alla mia infanzia, dove ho sciato, passeggiato e assaggiato le tante delizie che hai egregiamente descritto.
    Un bacio cara,
    A presto

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  2. Potrei piangere di fronte a questo post... Mi prendi sulle debolezz... formaggi, salumi, ricette tipiche... e dire che ce l'ho a 2 ore di treno la val d'aosta!!! Quando ci son stato comunque polenta e selvaggina, salumi e formaggi a dismisura... In Sardegna non ci manca nulla, ma anche altrove.... mamma mia com'è bella l'Italia coi suoi sapori!!!!

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  3. Fabietta, l'anno prox.... Settimana bianca!!!

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  4. Quanto mi piace la fonduta! un giorno ti farò assaggiare quella che faccio con la ricetta di mia mamma, Piemonte quasi al confine con la Val d'Aosta... così confrontiamo le differenze!

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